Fedeltà nel matrimonio e astinenza al di fuori di esso sono la via migliore per evitare l'infezione e fermare la diffusione del virus.
Benedetto XVI (Agf)CITTÀ DEL VATICANO - «La fedeltà nel matrimonio e l'astinenza al di fuori di esso sono la via migliore per evitare l'infezione e per fermare la diffusione del virus dell'Aids, che affligge milioni di persone nel continente africano». È l'indicazione di Benedetto XVI fornita nell'incontro in Vaticano con il nuovo ambasciatore del Lesotho, Makase Nyaphisi, diplomatico di uno dei Paesi più colpiti dal virus Hiv. «Voglio assicurare l`impegno della Chiesa cattolica per fare quanto possibile nel portare aiuto a coloro che sono afflitti da questa crudele malattia», ha detto il Papa. «I valori che promanano da un'autentica comprensione del matrimonio e della vita familiare costituiscono il solo sicuro fondamento per una società stabile».
risposta all'articolo di Francesca L.:
"Incredibile come ancora ai giorni nostri la piaga dell'AIDS, nonostante tutta la prevenzione e l'informazione che si fa, sia ancora un fenomeno così diffuso. I bersagli maggiori ancora una volta risultano essere i Paesi più poveri e in via di sviluppo. Da apprezzare è lo sforzo che la Chiesa Cattolica fa per poter aiutare a prevenire tale "calamità"...ma diciamocelo forse lo fa in un modo del tutto irrealistico. Ciò che il clero infatti non riesce a capire,o meglio capisce perfettamente ma si ostina a non voler accetare, è che oramai ai giorni nostri è venuto sfatandosi quel mito, di così larga diffusione nel passato, secondo il quale il sesso è solo e dopo il matrimonio.La civiltà occidentale odierna, del sesso e dell'infedeltà farebbe veramente fatica ad adeguarsi a tale visione. Allora perchè al posto di sprecare parole al vento, il Papa non si convince ad accettare che, in una società in cui non si può fare a meno del "peccato", sarebbe meglio promuovere l'utilizzo dei comuni metodi di prevenzione, anzichè ostinarsi a voler difendere idee utopiche."
"Ognuno di noi possiede talento innato: pochi possiedono la giusta misura di tenacia, forza ed energia, innate ed acquisite necessarie per diventare effettivamente un talentuoso; questo equivale a dire che si diventa ciò che si è: si sfoga e si esternalizza il proprio talento in opere ed azioni".
(Friedrich Nietzsche)
Repubblica VIII Libro - Platone.
Quando un popolo divorato dalla sete di libertà si trova ad aver coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade che i governanti pronti ad esaudire le richieste dei sempre più esigenti sudditi vengano chiamati despoti.
Accade che chi si dimostra disciplinato venga dipinto come un uomo senza carattere, un servo.
Accade che il padre impaurito finisca col trattare i figli come i suoi pari e non è più rispettato, che il maestro non osi rimproverare gli scolari e che questi si faccian beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti dei vecchi e per non sembrar troppo severi i vecchi li accontentino.
In tale clima di libertà, e in nome della medesima, non v'è più rispetto e riguardo per nessuno.
E' in mezzo a tanta licenza, nasce, si sviluppa, una mala pianta: la tirannia.
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